sabato 16 luglio 2011

HarryVsPiton

Racconti com'è andata quella notte, racconti come lo ha guardato negli occhi, un uomo che si fidava di lei, e lei lo ha ucciso!
Tell them how it happened that hight , how you looked him in the eye, a man trusted you, and killed him!

Harry Potter! The boy who lived. Come to die!

Voleva essere fermato, portato indietro, a casa...
Ma era a casa. Hogwarts era la prima e la migliore casa che avesse conosciuto. Lui e Voldemort e Piton, i ragazzi abbandonati, avevano trovato tutti una casa lì!

venerdì 1 luglio 2011

Harry sentì una rissa e un grido, dopo un altro colpo, uno scintillio di luce ed un grugnito di dolore. Aprì gli occhi di un millesimo. Qualcuno si era liberato della motitudine e caricava verso Voldemort. Harry vide la figura battere sul suolo. Dopo averlo disarmat, Voldmeort lanciò la bacchetta del suo avversario da un lato e rise. "E chi è questo?" disse un suo soave sibilo serpentino. "Chi si è offerto volontario per dimostrare quello che succede a quelli che continuano a combattere quando la battaglia è persa?". Bellatrix sciolse una risata divertita. "E' Neville Paciock, mio Signore! Il ragazzo che sta dando ai Carrow tanti problemi! Il figlio degli Auror, ricorda?" "Ah, sì ricordo" disse Voldemort, abbassando lo sguardo su Neville, che stava lottando per rimettersi in piedi, disarmato e senza protezione, in piedi sulla terra di nessuno tra i superstiti e i Mangiamorte. "Ma sei un Purosangue, vero, mio coraggioso ragazzo?" domandò Voldemort a Neville, che lo affrontava a mani nude, con i pugni chiusi. "E che cambia se lo sono?" urlò Neville. "Mostri spirito e valore e provieni da un lignaggio nobile. Saresti un Mangiamorte di grande valore. Abbiamo bisogno di gente come te, Neville Paciock." "Mi unirò a te quando l'inferno si congelerà!" disse Neville "Esercito di Silente!" fridò e ci furono ovazioni di risposta tra la moltitudine che l'Incantesimo Tacitante di Voldemort sembrava incapace di contenere. "Molto bene" disse Voldemort, e Harry sentì più pericolo che solennità nella sua voce, pronto alla più potente delle maledizioni. "Se questa è la tua decisione, Paciock, ritorneremo al piano originale."
Harry Potter e i Doni della Morte!

giovedì 23 giugno 2011

L'Erede di Serpeverde!



 Si ritrovò nell'ingresso di una sala molto lunga, debolmente illuminata. Pilastri di pietra torreggianti, formati da altri serpenti avvinghiati, si levavanno fino alk soffitto, perdendosi nel buoi e gettando lunghe ombre nere nella strana oscurità verdastra che avvolgeva il luogo.
Col cuore che gli batteva forte, Harry rimase in ascolto nel silenzio gelido. Forse il basiliscoera appiattato nell'oscurità, dietro un pilastro? E Ginny dov'era?
Tirò fuori la bacchetta magica e cominciò ad avanzare fra le colonne sinuose. L'eco dei suoi passi circospetti rimbalzava sulle pareti nere. Harry teneva gli occhi semichiusi, pronto a serrarli del tutto alla prima avvisaglia di movimento. Gli pareva che le orbite vuote dei serpenti di pietra lo seguissero. Più di una volta, con una stretta allo stomaco, credette di vedere qualcosa muoversi nell'ombra.
Poi, giunto all'ultima coppia di colonne torreggianti contro la parete di fondo, si ritrovò davanti una statua alta fino al soffitto. Dovette piegare dietro il collo per riuscire a intravedere il volto gigantesco che lo sovrastava: era il volto antico e scimmiesco di un vecchio mago, con una lunga barba rada che gli arrivava quasi fino all'orlo della veste scolpita, lunga fino a terra, e due enormi piedi grigi che poggiavano sul pavimento levigato della stanza. Tra i piedi, giageva bocconi una figurina vestita di nero dai capelli rosso fiamma.
"Ginny!"  bisbigliò Harry precipitandosi verso di lei. "Ginny! Dimmi che non sei morta! Ti prego, dimmi che non sei morta!" Poggiò la bacchetta accanto a sè, prese la ragazzina per le spalle e la voltò. Aveva il volto bianco e freddo come l'alabastro ma gli occhi erano chiusi, il che significava che non era pietrificata. Ma allora, voleva dire che era...?
"Ginny, ti prego svegliati!" bisbigliò disperato, scuotendola. La testa di Ginny ciondolò inerte.
"Non si sveglierà" disse una voce suadente.
Harry sobbalzò e si voltò.
Al pilastro più vicino era appoggiato un ragazzo alto dai capelli neri. I contorni della sua figura erano stranamente sofcati, come se Harry vedesse attraverso una finestra appannata. Ma come non riconoscerlo.
"Tom... Tom Riddle? "
Riddle annuì, senza levare gli occhi da Harry.
"Che cosa significa che non si sveglierà? chiese Harry disperato. "Non sarà mica... non sarà mica...?
"E' ancora viva" disse Riddle "Ma per poco".
Harry lo fissò. Tom Riddle aveva studiato a Hogwarts cinquant'anni prima, eppure eccolo lì, avvolto in un'aura misteriosa e opalescente: non poteva avere più di sedici anni.
"Sei un fantasma?" gli chiese con voce incerta.
"Un ricordo" rispose Riddle abbassando la voce "Un ricordo conservato in un diario per cinquant'anni".
Indicò il pavimento, in direzione dei piedi giganteschi della statua. Lì accanto, aperto, c'era il piccolo diario nero che Harry aveva trovato nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Per un attimo, il rgazzo si chiese come avesse fatto ad arrivare fin lì... ma c'erano questioni più urgenti da affrontare.
"Devi aiutarmi Tom" disse sollevando di nuovo il capo di Ginny. "Dobbiamo portarla fuori di qui. C'è un Basilisco... Non so dove si trovi, ma potrebbe arrivare da un momento all'altro. Ti prego, aiutami."
Riddle non si mosse. Madido di sudore, Harry cercò di sollevare Ginny da terra; poi si chinò di nuovo a raccogliere la bacchetta magica.
Ma la bacchetta era sparita.
"Hai mica visto...?"
Alzò lo sguardo. Riddle lo stava ancora fissando... e tra le lunghe dita rigirava la bacchetta magica.
"Grazie" disse Harry allungando una mano per prenderla.
Un sorriso increspò le labbra di Riddle che non staccava gli occhi da Harry e continuava pigramente a giocherellare con la bacchetta.
"Senti" disse Harry tutto affannato con le ginocchia che cominciavano a cedergli sotto il peso morto di Ginny, "dobbiamo andarcene di qui ! Se arriva il Basilisco..."
"Non verrà, a meno che non lo si chiami" disse Riddle con calma.
Harry depose Ginny a terra, incapace di tenerla in braccio più a lungo.
"Cosa intendi dire?" chiese. "Dài, rendimi la bacchetta, potrebbe servirmi".
Il sorriso si allargò sul volto di Riddle.
"Non ne avrai bisogno" disse.
Harry lo fissava.
"Che cosa significa che non ne...?"
"Era tanto che aspettavo questo momento, Harry Potter" disse Riddle. "Il momento di incontrarti. Di parlarti".
"Senti" disse Harry perdendo la pazienza. "Non credo che tu abbia capito la situazione. Siamo nella Camera dei Segreti. Parleremo dopo".
"No, invece parliamo adesso" disse Riddle con il suo largo sorriso, infilandosi in tasca la bacchetta di Harry.
Harry lo fissava. Stavano succedendo cose molto strane, che non riusciva ad afferrare.
"Come ha fatto Ginny a ridursi in questo stato?" chiese lentamente.
"Questa sì che è una domanda interessante" disse Riddle con tono amabile. "Ed è anche una storia molto lunga. Suppongo che la principale ragione dello stato in cui si trova Ginny è che ha aperto il suo cuore a un estraneo invisibile, rivelandogli tutti i suoi segreti".
"Ma di che cosa stai parlando?" chiese Harry.
"Il diario" rispose Riddle. "Il mio diario. Sono mesiche la piccola Ginny ci scrive fiumi di parole, raccontandomi tutte le sue preoccupazioni e angosce: che i suoi fratelli la prendono in giro, che è dovuta venire a scuola con abiti e libri di seconda mano, che..." - e qui gli ochi di Riddle mandarono un lampo - "...che non pensava di riuscire mai a piacere al famoso, al bravo, al grande Harry Potter..."
Durante tutto il discorso, gli occhi di Riddle non avevano mai abbandonato quelli di Harry. Avevano uno sguardo quasi famelico.
"E' una gran noia dover stare a sentire gli sciocchi, piccoli turbamenti di una ragazzina di undici anni" proseguì. "Ma sono stato paziente. Le ho risposto, sono stato comprensivo, sono stato gentile. E adesso lei mi adora. 'Nessuno mi ha mai capito come te, Tom... Sono così felice di avere questo diario a cui confidarmi... è come avere un amico da portare sempre con me in tasca...' "
Rise: una risata stridula, fredda, che non gli si addiceva affatto, e che fece rizzare i capelli in testa di Harry.
"Modestia a parte, Harry, ho sempre avuto il dono di affascinare le persone di cui avevo bisogno. Così, Ginny mi ha schiuso la sua anima e la sua anima era esattamente quello che volevo. Mi sono alimentato delle sue paure più profonde, dei suoi segreti più oscuri che mi hanno reso sempre più forte. Sono diventato potente, molto più potente della piccola Ginny Weasley. Abbastanza da cominciare a raccontarle qualcuno dei miei segreti, da cominciare a riversare un po' della mia anima nella sua..."
"Cosa vuoi dire?" chiese Harry con la bocca secca.
"Non hai ancora capito, Harry Potter?" chiese Riddle con dolcezza. "E' stata Ginny Weasley ad aprire la Camera dei Segreti. E' stata lei a strangolare i galli e a scrivere i messaggi minacciosi sui muri. Lei ad aizzare il Serpente di Serpeverde contro quattro mezzosangue oltre che contro la gatta di Gazza."
"No!" sussurrò Harry in un soffio.
"E invece sì" riprese Riddle con calma. "Naturalmente all'inizio lei non sapeva quel che stava facendo. Era molto divertente. Quanto vorrei che tu avessi letto le annotazioni che scriveva via via sul diario... Col tempo, sono diventate sempre più interessanti... 'Caro Tom'  recitò fissando il volto inorridito di Harry ' credo di star perdendo la memoria. Mi trovo attaccate ai vestiti penne di gallo e non so come ci siano arrivate. Caro Tom, non mi ricordo quel che ho fatto la notte di Halloween, ma un gatto è stato aggredito e io sono tutta sporca di vernice. Caro Tom, Percy continua a ripetermi che sono pallida e che non sembro più io, penso che sospetti di me... Oggi c'è stata un'altra aggressione, e io non so dove mi trovavo. Tom, che cosa devo fare? Forse sto impazzendo... Credo di essere io quella che aggredisce tutti, Tom!' "
Harry serrò i pugni tanto che le unghie gli affondarono nella carne.
"C'è voluto molto tempo perchè la piccola, stupida Ginny smettesse di fidarsi del suo diario" proseguì Riddle. "Ma alla fine ha cominciato ad avere dei sospetti e ha cercato di disfarsene. Ed ecco dove entri in scena tu, Harry. Tu l'hai trovato, e io sono andato in brodo di giuggiole. Fra tutti quelli che avrebbero potuto venirne in possesso, quello che più desideravo incontrare eri tu..."
"E perchè volevi incontrarmi?" chiese Harry. Si sentiva montare la rabbia, e dovette fare uno sforzo per mantenere ferma la voce.
"Vedi, Ginny mi ha raccontato tutto di te, Harry" disse Riddle. "Tutta la tua affascinante storia". Posò gli occhi sulla cicatrice a forma di saetta e la sua espressione divenne ancor più famelica. "Sapevo di dover scoprire altre cose sul tuo conto, di doverti parlare, incontrarti, se potevo. Per questo ho deciso di mostrarti l'episodio della mia famosa cattura di quel gran sempliciotto di Hagrid: per conquistarmi la tua fiducia".
"Ma Hagrid è amico mio!" disse Harry, e questa volta la voce gli tremò. "E tu l'hai incastrato, non è così? Io credevo che tu avessi commesso un errore, ma..."
Riddle scoppiò ancora una volta in quella sua risata stridula.
"Era la mia parola contro quella di Hagrid. Be', puoi immaginare da te com'è rimasto il vecchio Armando Dippet. Da una parte Tom Riddle, povero in canna ma brillante, orfano ma così coraggioso, Prefetto della scuola, studente modello; dall'altra quel gran pasticcione confusionario di Hagrid, che si metteva nei guai una settimana sì e una no, che tentava di allevare cuccioli di lupi mannari sotto il letto, che sgattaiolava nella foresta proibita per combattere i troll. Ma devo ammettere che persino io sono rimasto sorpreso della riuscita del mio piano. Pensavo che qualcuno si sarebbe reso conto che l'Erede di Serpeverde non poteva assolutamente essere Hagrid. Cerano voluti a me cinque anni ineri per scoprire quel che c'era da sapere sulla Camera dei Segreti e trovarne l'ingresso... figuriamoci se Hagrid poteva avere il cervello o il potere di farlo!"
"Soltanto Silente, l'insegnante di Trasfigurazione, sembrava persuaso dall'innocenza di Hagrid. Convinse Dippet a tenerlo e a istruirlo come guardiacaccia. Sì, credo che Silente avesse indovinato. Silente non mi ha mai apprezzato quanto gli altri insegnarti..."
"Scommetto che Silente ti ha inquadrato subito" disse Harry digrignando i denti.
"Be', certo, dopo l'espulsione di Hagrid non mi ha mai perso d'occhio, e la cosa era molto seccante" disse Riddle  con indifferenza. "Sapevo che riaprire la Camera mentre ero ancora a scuola non era prudente. Ma non avevo certo intenzione di buttare al vento tutti gli anni che avevo passato a cercarla. Decisi allora di lasciare un diario che conservasse tra le sue pagine la memoria di quel che io ero a sedici anni; in questo modo, con un po' di fortuna, sarei riuscito a istruire qualcuno abbastanza per seguire le mie orme e a portare a compimento la nobile opera di Salazar Serpeverde".
"Be', non è il caso che tu canti vittoria" disse Harry con aria di trionfo. "Questa volta non è morto nessuno, neanche il gatto. Fra qualche ora darà pronta la pozione di mandragola e tutti quelli che sono stati pietrificati torneranno normali".
"Forse non ti ho ancora detto" riprese Riddle abbassando la voce, "che non mi interessa più ammazzare i mezzosangue. Da molti mesi a questa parte, il mio nuovo bersaglio sei tu ".
Harry lo fissò, ammutolito.
"Immagina la mia rabbia quando ho scoperto che chi aveva riaperto il diario per scrivermi non eri tu, ma Ginny. Lei te l'ha visto in mano ed è stata presa dal panico. Cosa sarebbe successo se tu avessi scoperto come funzionava e se io ti avessi spiattellato tutti i tuoi segreti? O se - peggio ancora - io ti avessi detto chi era stato a strangola i galli? Così, quella stupida mocciosa ha aspettato che nel tuo dormitorio non ci fosse nessuno e ha trafugato il diario. Ma io sapevo cosa fare. Ormai mi era chiaro che tu eri sulle tracce dell'Erede di Serpeverde. Da tutto quel che Ginny mi aveva detto di te, sapevo che avresti risolto il mistero a ogni costo, specie poi se a essere aggredita fosse stata una delle tue migliori amiche. E Ginny mi aveva detto che a scuola aveva suscitato un grande scalpore il fatto che tu parlassi il Serpentese...
"Perciò, ho convinto Ginny a scrivere un addio sul muro, a venire quaggiù e ad aspettare. Lei ha pianto, si è dimenata, ed è diventata davvero noiosa. Ma in lei non è rimasta più tanta vita: ha messo troppo di sè nel diario, dentro di me. Abbastanza, comunque, da permettermi di abbandonare finalmente quelle pagine. Da quando siamo quaggiù non ho fatto che aspettare il tuo arrivo. Sapevo che saresti venuto. Ho molte domande da farti, Harry Potter."
"Per esempio?" sbottò Harry con i pugni ancora serrati.
"Be'" disse Riddle sorridendo amabilmente, "come è potuto accadere che un neonato senza alcun particolare talento magico sia riuscito a sconfiggere il più grande mago di tutti i tempi? Come hai fatto a cavartela con solo una cicatrice, mentre i poteri di Lord Voldemort sono andati distrutti?"
Nei suoi occhi famelici brillavaora di un sinistro bagliore rossastro.
"Perchè ti interessa tanto sapere come ho fatti a cavarmela?" chiese Harry lntamente. "Voldemort è vissuto dopo di te".
"Voldemort" disse Riddle piano, "è il mio passato, il mio presente e il mio futuro, Harry Potter..."
Tirò fuori dalla tasca la bacchetta magica di Harry e cominciò a rotearla in aria, tracciando tre parole scintillanti:
TOM MARVOLO RIDDLE
Poi la agitò di nuovo, e le lettere del suo nome si disposero in un ordine diverso:
SONO IO LORD VOLDEMORT.

 




mercoledì 22 giugno 2011

L'unico che abbia mai temuto! *Harry Potter e l'ordine della Fenice*

Corse, ma lei si chiuse con violenza la porta alle spalle e le pareti ripresero a ruotare. Ancora una volta i candelabri roteanti tracciarono strisce di luce azzurra tutt'attorno.
«Dov'è l'uscita? » urlò disperato, quando la parete si fermò rombando. «Da che parte si esce? »
Come se avesse atteso solo quella domanda, la porta di fronte si spalancò, mostrando il corridoio degli ascensori, illuminato dalle torce, vuto. Corse...
Davanti a sé sentì lo sferragliare di un ascensore; sfrecciò nel corridoio, svoltò l'angolo e schicciò col pugno il pulsante per chiamarne un altro, che arrviò traballando e cigolando; la grata si aprì e Harry si tuffò dentro, premendo il pulsante con la scritta Atrium. La grata si richiuse e l'ascensore risprese a salire...
Ne uscì prima ancora che si fosse completamente riaperto e si guardò attorno. Bellatrix aveva quasi raggiunto la cabina telefonica all'altro capo dell'ingresso, ma mentre lui si lanciava al'inseguimento, lei si voltò e gli scagli un'altra maledizione. Harry si tuffò dietro la fontana dei Magici Fratelli, e l'incantesimo colpì sibilando i cancelli d'oro battuto, facendoli rintoccare come campane. Il suono dei passi cessò. Bellatrix si era fermata. Harry era rannicchiato dietro le statue, in ascolto.
«Vieni fuori, vieni fuori, piccolo Harry! » lo chiamò lei con la solita beffarda voce infantile.
«Perchè mi hαi seguito, αltrimenti? Credevo che volessi vendicαre il mio cαro cugino! »
« E lo fαrò!» urlò Hαrry, e unα serie di Hαrry spettrαli pαrvero ripetere in coro Lo fαrò! Lo fαrò! Lo fαrò!
«Aαααααh...Gli volevi bene, vero, Potterino?»
Un odio mαi provαto sommerse Hαrry, spingendolo α lαsciαre il ripαro dellα fontαnα. «Crucio! » gridò.
Bellαtrix strillò e cαdde, mα non si contorse nè urlò di dolore come Neville...eccolα di nuovo in piedi, αnsαnte, senzα più ridere. Harry tornò dietro la fontana dorata proprio mentre il controincantesimo di Bellatrix colpiva la testa del mago, che volò via e atterrò sei metri più in là, scavandolunghi solchi nel pavimento di legno.
«Non αvevi mαi usαto unα Mαledizione Senzα Perdono, vero, rαgαzzo?» sbrαitò. Avevα αbbαndonαto lα vocettα infαntile.« Devi volerlo, Potter! Devi voler provocαre dolore...goderne...unα giustα collerα non può fαrmi mαle per molto...mα ti insegnerò io come si fα, d'αccordo? Ti dαrò unα lezione...» Harry stava girando cauto intorno alla fontana quando Bellatrix urlò «Crucio! », costringendolo a tuffarsi di nuovo al riparo mentre il braccio del centauro, quello che reggeva l'arco, schizzava via e atterrava con uno schianto poco lontano dalla testa dorata del mago.
« Potter,non puoi vincere contro di me! » gridò Bellαtrix.
Harry la sentì muoversi sulla desra, per cercare un punto dove tenerlo sotto tiro. Girò attorno alla statua, lontano da lei, e si rannicchiò dietro le gambe del centauro, la testa all'altezza di quella dell'elfo domestico.
«Io ero e sono lα servα più fedele dell'Oscuro Signore. Dα lui, ho αppreso le Arti Oscure e incαntesimi tαnto potenti che tu, pαtetico rαgαzzino, nemmeno puoi sognαrti di αffrontαre...»
«Stupeficium! » Harry si era spostato dietro il folletto che sorrideva estatico all'ormai decapitato mago, e le aveva puntato la bacchetta sulla schiena mentre lei tendeva il collo per guardare dietro la fontana. Bellatrix reagì così rapidamente che Harry ebbe a stento il tempo per schivare il colpo.
«Protego! »
Il getto di luce rossa del suo stesso Schiantesimo gli rimbalzò contro, costringendolo a buttarsi ancora dietro la fontana. Un orecchio del folletto attraverso al volo la stanza.
«Potter, ti darò una possibilità! » urlò Bellatrix. «Dammi la profezia... fai rotolare la sfera verso di me... e forse ti risparmierò la vità! »
«Be', allora dovrai uccidermi, perchè la profezia non c'è più! » urlò di rimando Harry, e in quell'istante un dolore acutissimo gli lacerò la fronte; la cicatrice era di nuovo in fiamme, e per un attimo si sentì soffocare per una collera non sua. «E lui lo sa! » esclamò, con una risata folle, simile a quella di Bellatrix. «Il tuo caro vecchio amico Lord Voldemort sa che non c'è più! E la cosa non gli farà piacere, non trovi? »
«Cosa? Che vuoi dire? » gridò lei. Per la prima volta, nella sua voce c'era una nota di paura.
«La sfera si è rotta quando tentavo di trascinare Neville su per i gradini! Come credi che la prenderà, Voldemort? »
La cicatrice scottava, bruciava... un male atroce che gli fece salire le lacrime agli occhi...
«BUGIARDO! » strillò Bellatrix, ma ormai dietro la collera si sentiva il terrore. «CE L'HAI TU, POTTER, E ME LA CONSEGNERAI! Accio profezia! ACCIO PROFEZIA! »
Lottando contro il dolore terribile che quasi gli spaccava il cranio, Harry rise di nuovo, perchè sapeva cbhe questo l'avrebbe fatta infuriare ancora di più. Rimase al riparo del folletto con l'orecchio mozzato, agitò la mano vuota e la ritrasse in fretta quando lei gli scaglio contro un altro getto di luce verde.
«Niente! » le gridò. «Niente di niente! Si è rotta, e nessuno ha sentito che cosa diceva... vallo a raccontare al tuo capo!»
«No! » urlò lei. «Non è vero, tu menti! PADRONE, CI HO PROVATO, HO TENTATO... NON PUNITEMI... »
«Non sprecare il fiato! » gridò Harry, stringendo gli occhi nello sforzo di resistere alla fitta lacinante. «Qui non ti può sentire! »
«Non posso, Potter? » disse una voce acuta e gelida.
Harry sbarrò gli occhi, impietrito.






martedì 21 giugno 2011

*Why do you live?

 Because I have something worth living for!*
*Perchè tu vivi?
Perchè ho qualcosa per cui vale la pena vivere!*

Harry Potter...


Hai combattuto con valore, ma hai consentito che i tuoi amici morissero per te piuttosto che affrontarmi tu stesso. Questa notte, unisciti a me, e affronta il tuo destino!


Rivela a tutti cos'è successo quella notte. Come hai guardato negli occhi un uomo che si fidava di te e l'hai ucciso!


*Don't you turn your back on me, Harry Potter! I want you to look at me when I kill you! I want to see the light  leave your eyes!*

*Non voltarmi le spalle, Harry Potter! Volgio che tu mi guardi quando ti ucciderò! Voglio vedere la luce lasciare i tuoi occhi!*


"Severus Snape wasn't yours. Snape was Dumbledore's from the moment you started huntig down my mother" said Harry to Voldemort

Snape, the brevest man!

*Long ago I had a teacher. A sallow-skinned slytherin with long black hair. I hated him and he seemed to hate me too. And though I branded him a coward he was, in fact, the bravest man I ever knew.*

*Tanto tempo fa ho avuto un insegnante. Un Serpeverde dalla pelle pallida e con lunghi capelli neri. L'ho odiato e semprava che anche lui odiasse me. E anche se l'ho etichettato come codardo lui era, infatti, l'uomo più coraggioso che io avessi mai conosciuto.*

sabato 18 giugno 2011

Il volto della Umbridge era primo di espressione. Per un attimo, Harry pensò che gli avrebbe urlato contro.

 Invece disse, con la voce più morbida, più dolcemente infantile che riuscì a trovare:"Venga qui, signor Potter, caro"-
Lui calciò via la sedia, oltrepassò Ron e Hermione e raggiunse la cattedra. Sentì il resto della classe trattenere il respiro. Era così arrabbiato che non gli importava di quello che sarebbe successo. La professoressa Umbridge estrasse un piccolo rotolo di pergamena rosa dalla borsetta, lo srotolò sulla cattedra, intinse la piuma in una boccetta di inchiostro e prese a scrivere in fretta, chinandosi in modo che Harry non potesse vedere quello che scriveva. Nessuno parlò. Dopo un minuto la Umbridge arrotolò la pergamena, in tal modo che lui non potesse aprirlo.
"Lo porti alla professoressa McGranitt, caro" disse la professoressa Umbridge, e gli porse il messaggio.
Lui lo prese e usci dall'aula senza fiatare, senza nemmeno voltarsi a guardare Ron e Hermione. Sbattè la porta alle proprie spalle, percosse in fretta il corridoio con il biglietto per la McGranitt stretto in mano, e voltando un angolo cozzò contro Pix il Poltergeist, un ometto con una gran bocca che svolazza sulla schiena a mezz'aria, facendo il giocoliere con parecchi calamai.
"Ma guarda, è Pottino Potter!" chioccò Pix, lasciando cadere due calamai che si frantumarono a terra e schizzarono le pareti di inchiostro; Harry balzò indietro con un ringhio.
"Alla larga, Pix".
"Oooh, Potteruccio fa i capricci! disse Pix; inseguì Harry lungo il corridoio sfrecciando sopra di lui e guardandolo con astio.
"Che c'è questa volta, caro mio amico Potty? Senti delle voci? Hai delle visioni? Parli delle strane..." e diede in una pernacchia gigante, "lingue?".
"Ho detto lasciami in PACE!" urlò Harry, scendendo di corsa lapiù vicina rampa di scale, ma Pix scivolò con la schiena lundo il corrimano.
"In molti son convinti che blateri insensato, alcuni più gentili lo danno per malato, ma Pix lo sa benissimo che Potty è un po' suonato..."
"ZITTO!"
Una porta alla sua sinistra si aprì di colpo e la professoressa McGranitt uscì dal suo ufficio con aria cupa e un po' infastidita.
"Si può sapere perchè diamine urli, Potter?" scattò, mentre Pix gongolava allegramente e sfrecciava via. "Perchè non sei a lezione?"
"Sono stato mandato da lei"
"Mandato? Come sarebbe, mandato?"
Le tese il messaggio della professoressa Umbridge. La professoressa McGranitt lo prese, accigliata, lo aprì con un colpo di bacchetta, lo srotolò e cominciò a leggere. I suoi si spostavano da un lato all'altro del foglio dietro gli occhiali quadrati mentre scorreva le parole della Umbidge, e a ogni riga si stringevano di più.
"Entra, Potter"
Harry la seguì nell'ufficio. La porta si chiuse da sola dietro di lui.
"Allora?" disse la professoressa McGranitt, voltandosi. "E' vero?"
"E' vero che cosa?" chiese Harry, più aggressivo di quanto non volesse. "Professoressa?" aggiunse, nel tentativo di sembrare più educato.
"E' vero che hai urlato contro la professoressa Umbridge?"
"Sì" rispose Harry.
"E le hai dato della bugiarda?"
"Sì"
"Le hai detto che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è tornato?"
"Sì"
La professoressa McGranitt si sedette alla sua scrivania e osservò Harry, accigliata. Poi disse:"Prendi un biscotto, Potter"
"Prendo... che cosa?""Prendi un biscotto" ripetè lei impaziente, indicando una scatola di latta stampata con un disegno scozzese e in cima a una pila di documenti sulla scrivania. "E siediti".
Già in un'altra occasione Harry si era aspettato di essere bacchettato dalla professoressa McGranitt e invece si era visto assegnare alla squadra di Quidditch di Grifndoro. Sprofondò in una sedia di fronte a lei e prese uno Zenzerott, confuso e spiazzato come quella volta.
La professoressa McGranitt posò il biglietto della professoressa Umbridge e guardò Harry con molta serietà.
"Potter, devi stare attento".
Harry inghiotti il boccone fi Zenzerotto e la fissò. Il suo tono di voce non era affatto quello a cui era abituato; non era sbrigativo, asciutto e severo; era basso e ansioso e in qualche modo molto più umano del solito.
"Una cattiva condotta nella classe della professoressa Umbridge potrebbe costarti molto più di qualche punto sottratto alla Casa e un castigo".
"Che cosa...?".
"Potter, usa il bruonsenso" sbottò la professoressa McGranitt, con un brusco ritorno ai soliti modi. "Sai da dove viene, quindi dovresti sapere a chi riferisce".
Suonò la campana che segnalava la fine della lezione. Sopra di loro e tutto attorno risuonavano i movimenti elefantiaci di centinaia di studenti in movimento.
"Qui c'è scritto che ti ha assegnato una punizione per tutte le sere di questa settimana, a partire da domani" disse la professoressa McGranitt, guardando di nuovo il biglietto della Umbridge.
"Tutte le sere della settimana!" ripetè Harry, orripilato. "Ma professoressa, non può...?""No, non posso" rispose la professoressa McGranitt in tono piatto.
"Ma..."
"E' una tua insegnante e ha tutti i diritti di infliggerti punizioni. Andrai nel suo ufficio domani alle cinque per il primo. Ricorda solo questo: stati attendo a Dolores Umbridge".
"Ma ho detto la verità!" esclamò Harry, offeso. "Voldemort è tornato, lei lo sa; il professor Silente sa che è..."
"Per l'amor del cielo, Potter!" inveì la McGranitt raddrizzandosi gli occhiali con rabbia (aveva fatto una smorfia terribile al nome di Voldemort). "Credi davvero che c'entrino la verità o le bugie? Il problema è che devi stare tranquillo e controllarti".
Si alzò, le narici dilatate e la bocca sottilissima, e anche Harry si alzò.
"Prendi un altro biscotto" disse lei in tono irritato, spingendo la scatola verso di lui.
"No, grazie" rispose Harry freddamente.
"Non essere ridicolo".
Lui ne prese uno.
"Grazie" disse controvoglia.
"Non hai sentito il discorso di Dolores Umbridge al bacchetto d'inizio anno, Potter?"
"Sì... ha detto... che il progresso verrà proibito o... bè, voleva dire che... che il Ministero della Magia sta cercando di interferire a Hogwarts"
La professoressa McGranitt lo scrutò per un attimo, poi tirò su col naso, fece un giro della scrivania e gli aprì la porta.
"Bè, sono felice che almeno ascolti Hermione Granger" disse e gli fece un  cenno di uscire dal suo uffico.





Ripeto, se avete studiato a fondo la teoria..." "E a che cosa servirà la teoria nel mondo reale?"
 La professoressa Umbridge alzò lo sguardo. "Qui siamo a scuola signor Potter, non nel mondo reale" disse piano.
"Allora non dobbiamo prepararci a ciò che ci aspetta là fuori?" "Non c'è niente che ci aspetta là fuori, signor Potter".
"Oh, davvero?" ribattè Harry. La rabbia che gli borvottava dentro sommessa da tutto il giorno stava raggiungendo la temperatura di ebollizione.
"Chi immagina possa aggredire dei ragazzini come voi?" indagò la professoressa Umbridge con voce tremendamente mielosa.
"Mmm, mi lasci pensare..." rispose Harry in tono falsamente meditabondo. "Forse.. Lord Voldemort?".
Ron trattenne il fiato; Lavanda Brown emise un gridolino; Neville scuvolò giù dallo sgabello. La professoressa Umbridge, tuttavia, non battè ciglio. Fissava Harry con aria di cupa soddisfazione.
"Dieci punti in meno per Grifondoro, signor Potter".
La classe era immobile e silenziosa. Tutti fissavano la Umbridge o Harry.
"Ora, permettete che chiarisca un paio di cose".
La professoressa Umbridge si alzò e si sporse verso di loro, le mani dalle dita tozze allargate sul piano della cattedra.
"Vi è stato riferito che un certo Mago Oscuro è tornato dal mondo dei morti...".
"Non era morto" disse Harry con rabbia "ed è tronato!"
"Signor-Potter-lei-ha-già-fatto-perdere-dieci-punti-alla-sua-Casa-non-peggiori-la-situazione" disse la professoressa Umbridge tutto d'un fiato, senza guardarlo. "Come stavo dicendo, vi è stato riferito che un certo Mago Oscuro è di nuovo in circolazione. Questa è una bugia".
"Non è una bugia!" esclamoò Harry. "Io l'ho visto, io ho combattuto contro di lui!"
"Punizione, signor Potter!". La professoressa Umbrudge era trionfante. "Domani sera. Alle cinque. Nel mio ufficio. Ripeto, questa è una bugia. Il Ministero della Magia garantisce che non correte alcun pericolo da parte di un Mago Oscuro. Se siete ancora preoccupati, venite assolutamente da me dopo le ore di lezione. Se qualcuno vi mette in agitazione diffondendo frottole su Maghi Oscuri rinati, vorrei esserne informata. Sono qui per aiutarvi. Sono vostra amica. E ora, per favore continuare la lettura? Pagina cinque, 'Fondamenti per Principianti'."
La professoressa Umbridge sedette dietro la cattedra. Harry invece si alzò. Lo guardavano tutti; Seamus era mezzo spaventato, mezzo ammalinato.
"Harry, no!" sussurrò Hermione allarmata, tirandolo per una manica, ma lui allontanò il braccio cone una strattone.
"Quindi secondo lei Cedric Diggory è morto così, da solo, vero?"  chiese con voce tremante.
Trattennero tutti il respiro, perchè nessuno di loro, tranne Ron e Hermione, aveva mai sentito Harry parlare di ciò che era successo la notte della morte di Cedric. Spostarono gli sguardi curiosi da Harry alla professoressa Umbridge, che aveva alzato gli occhi e lo guardava senza alcuna traccia del suo sorriso posticcio.
"La morte di Cedric Diggory è stata un tragico incidente" rispose  in tono gelido. "E' stato un assassino" disse Harry. Avvertiva il proprio tremito. Non aveva parlato quasi con nessuno della cosa, men che meno davanti a trenta compagni di classe avidi di sapere. "Voldemort l'ha ucciso, e lei lo sa!".

giovedì 12 maggio 2011

He:Io sto facendo quello che posso...
H:Non stai facendo abbastanza!
He:Toglitelo!.... Ho detto toglitelo subito! Va meglio ora?
H:Molto.
Solo io posso vivere per sempre!
Only I can live for ever!
Bugia di Zio Voldy! :)
B:Vuoi tu Severus Piton, vegliare su Draco Malfoy nel suo tentativo di adempiere ai desideri del Signore Oscuro?
P:Lo voglio.
B:Vuoi tu, al massimo delle tue capacità proteggerlo da ogni danno?
P:Lo voglio.
B:E se Draco dovesse fallire, vuoi tu stesso effettuare l'atto che il Signore Oscuro ha ordinato a Draco di eseguire?
P:Lo voglio!
*Voto Infrangibile*

martedì 10 maggio 2011

B:Cissy, rinchiudi i ragazzi nel sotterraneo! Voglio fare una chiacchieratina con Questa Qui! Da donna a donna!
"Tu sei il vero padrone della morte, perchè il vero padrone non cerca di sfuggirle.. Accetta di dover morire e comprende che vi sono cose assai peggiori nel mondo dei vivi che morire!"
*Albus Percival Wulfric Brian Silente*
Molly:Bravo! Bravo Ron, sei diventato Prefetto proprio come tuo fratello Percy! Bravo!
G:E io e Fred chi siamo? I vicini della porta accanto?

lunedì 9 maggio 2011

H:No professore, lui non centra niente, sono stato io.
A:Molto nobile da parte tua coprirmi. Ma com'è stato puntualizzato la pergamena dice chiaramente "Esercito di Silente" non di "Potter". Ho incaricato ad Harry di formare questa organizzazione. E io, e soltanto io, rispondo delle sue attività

domenica 8 maggio 2011

Hagrid:Lupin!
Gi:Che cosa fai?
L:Shh! Quale creatura c'era nell'angolo la prima volta che Harry Potter è entrato nel mio studio a Hogwarts?
H:Sei impazzito?
L:QUALE CREATURA?!
H:Un avvincino
L:Siamo stati traditi. Voldemort sapeva del tuo trasferimento. Dovevo assicurarmi che non fossi un impostore!
B:Come osi togliere la bacchetta ad una strega? Come osi sfidare i tuoi padroni?
Do:Dobby non ha padroni. Dobby è un elfo libero e Dobby è venuto a salvare Harry Potter e i suoi amici!
B:Quella spada doveva stare nella mia camera blindata alla Gringott. Come l'avete avuta? Voi che altro avete preso nella mia Camera BLINDATA?!
He:Io non ho preso niente. La prego. Io non ho preso niente.
B:Non ci credo!
He:La prego! La prego.
B:Zitta!
D:Come si è ridotto così?
B:Si! Come si è ridotto così?
S:Lo abbiamo trovato così combinato. Qualcosa lo avrà contaggiato nella foresta.
B:O è in corso una Fattura Pungente. Sei stata tu, carina?Dammi la sua bacchetta, vediamo qual è stato il suo ultimo incantesimo. Ah! Beccata! Cos'è quella? Dove l'hai presa quella?
G:Era nella sua borsa quando l'abbiamo frugata. Ma adesso è mia però.
S:Sei impazzita?!
B:Via! Fuori!