giovedì 23 giugno 2011

L'Erede di Serpeverde!



 Si ritrovò nell'ingresso di una sala molto lunga, debolmente illuminata. Pilastri di pietra torreggianti, formati da altri serpenti avvinghiati, si levavanno fino alk soffitto, perdendosi nel buoi e gettando lunghe ombre nere nella strana oscurità verdastra che avvolgeva il luogo.
Col cuore che gli batteva forte, Harry rimase in ascolto nel silenzio gelido. Forse il basiliscoera appiattato nell'oscurità, dietro un pilastro? E Ginny dov'era?
Tirò fuori la bacchetta magica e cominciò ad avanzare fra le colonne sinuose. L'eco dei suoi passi circospetti rimbalzava sulle pareti nere. Harry teneva gli occhi semichiusi, pronto a serrarli del tutto alla prima avvisaglia di movimento. Gli pareva che le orbite vuote dei serpenti di pietra lo seguissero. Più di una volta, con una stretta allo stomaco, credette di vedere qualcosa muoversi nell'ombra.
Poi, giunto all'ultima coppia di colonne torreggianti contro la parete di fondo, si ritrovò davanti una statua alta fino al soffitto. Dovette piegare dietro il collo per riuscire a intravedere il volto gigantesco che lo sovrastava: era il volto antico e scimmiesco di un vecchio mago, con una lunga barba rada che gli arrivava quasi fino all'orlo della veste scolpita, lunga fino a terra, e due enormi piedi grigi che poggiavano sul pavimento levigato della stanza. Tra i piedi, giageva bocconi una figurina vestita di nero dai capelli rosso fiamma.
"Ginny!"  bisbigliò Harry precipitandosi verso di lei. "Ginny! Dimmi che non sei morta! Ti prego, dimmi che non sei morta!" Poggiò la bacchetta accanto a sè, prese la ragazzina per le spalle e la voltò. Aveva il volto bianco e freddo come l'alabastro ma gli occhi erano chiusi, il che significava che non era pietrificata. Ma allora, voleva dire che era...?
"Ginny, ti prego svegliati!" bisbigliò disperato, scuotendola. La testa di Ginny ciondolò inerte.
"Non si sveglierà" disse una voce suadente.
Harry sobbalzò e si voltò.
Al pilastro più vicino era appoggiato un ragazzo alto dai capelli neri. I contorni della sua figura erano stranamente sofcati, come se Harry vedesse attraverso una finestra appannata. Ma come non riconoscerlo.
"Tom... Tom Riddle? "
Riddle annuì, senza levare gli occhi da Harry.
"Che cosa significa che non si sveglierà? chiese Harry disperato. "Non sarà mica... non sarà mica...?
"E' ancora viva" disse Riddle "Ma per poco".
Harry lo fissò. Tom Riddle aveva studiato a Hogwarts cinquant'anni prima, eppure eccolo lì, avvolto in un'aura misteriosa e opalescente: non poteva avere più di sedici anni.
"Sei un fantasma?" gli chiese con voce incerta.
"Un ricordo" rispose Riddle abbassando la voce "Un ricordo conservato in un diario per cinquant'anni".
Indicò il pavimento, in direzione dei piedi giganteschi della statua. Lì accanto, aperto, c'era il piccolo diario nero che Harry aveva trovato nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Per un attimo, il rgazzo si chiese come avesse fatto ad arrivare fin lì... ma c'erano questioni più urgenti da affrontare.
"Devi aiutarmi Tom" disse sollevando di nuovo il capo di Ginny. "Dobbiamo portarla fuori di qui. C'è un Basilisco... Non so dove si trovi, ma potrebbe arrivare da un momento all'altro. Ti prego, aiutami."
Riddle non si mosse. Madido di sudore, Harry cercò di sollevare Ginny da terra; poi si chinò di nuovo a raccogliere la bacchetta magica.
Ma la bacchetta era sparita.
"Hai mica visto...?"
Alzò lo sguardo. Riddle lo stava ancora fissando... e tra le lunghe dita rigirava la bacchetta magica.
"Grazie" disse Harry allungando una mano per prenderla.
Un sorriso increspò le labbra di Riddle che non staccava gli occhi da Harry e continuava pigramente a giocherellare con la bacchetta.
"Senti" disse Harry tutto affannato con le ginocchia che cominciavano a cedergli sotto il peso morto di Ginny, "dobbiamo andarcene di qui ! Se arriva il Basilisco..."
"Non verrà, a meno che non lo si chiami" disse Riddle con calma.
Harry depose Ginny a terra, incapace di tenerla in braccio più a lungo.
"Cosa intendi dire?" chiese. "Dài, rendimi la bacchetta, potrebbe servirmi".
Il sorriso si allargò sul volto di Riddle.
"Non ne avrai bisogno" disse.
Harry lo fissava.
"Che cosa significa che non ne...?"
"Era tanto che aspettavo questo momento, Harry Potter" disse Riddle. "Il momento di incontrarti. Di parlarti".
"Senti" disse Harry perdendo la pazienza. "Non credo che tu abbia capito la situazione. Siamo nella Camera dei Segreti. Parleremo dopo".
"No, invece parliamo adesso" disse Riddle con il suo largo sorriso, infilandosi in tasca la bacchetta di Harry.
Harry lo fissava. Stavano succedendo cose molto strane, che non riusciva ad afferrare.
"Come ha fatto Ginny a ridursi in questo stato?" chiese lentamente.
"Questa sì che è una domanda interessante" disse Riddle con tono amabile. "Ed è anche una storia molto lunga. Suppongo che la principale ragione dello stato in cui si trova Ginny è che ha aperto il suo cuore a un estraneo invisibile, rivelandogli tutti i suoi segreti".
"Ma di che cosa stai parlando?" chiese Harry.
"Il diario" rispose Riddle. "Il mio diario. Sono mesiche la piccola Ginny ci scrive fiumi di parole, raccontandomi tutte le sue preoccupazioni e angosce: che i suoi fratelli la prendono in giro, che è dovuta venire a scuola con abiti e libri di seconda mano, che..." - e qui gli ochi di Riddle mandarono un lampo - "...che non pensava di riuscire mai a piacere al famoso, al bravo, al grande Harry Potter..."
Durante tutto il discorso, gli occhi di Riddle non avevano mai abbandonato quelli di Harry. Avevano uno sguardo quasi famelico.
"E' una gran noia dover stare a sentire gli sciocchi, piccoli turbamenti di una ragazzina di undici anni" proseguì. "Ma sono stato paziente. Le ho risposto, sono stato comprensivo, sono stato gentile. E adesso lei mi adora. 'Nessuno mi ha mai capito come te, Tom... Sono così felice di avere questo diario a cui confidarmi... è come avere un amico da portare sempre con me in tasca...' "
Rise: una risata stridula, fredda, che non gli si addiceva affatto, e che fece rizzare i capelli in testa di Harry.
"Modestia a parte, Harry, ho sempre avuto il dono di affascinare le persone di cui avevo bisogno. Così, Ginny mi ha schiuso la sua anima e la sua anima era esattamente quello che volevo. Mi sono alimentato delle sue paure più profonde, dei suoi segreti più oscuri che mi hanno reso sempre più forte. Sono diventato potente, molto più potente della piccola Ginny Weasley. Abbastanza da cominciare a raccontarle qualcuno dei miei segreti, da cominciare a riversare un po' della mia anima nella sua..."
"Cosa vuoi dire?" chiese Harry con la bocca secca.
"Non hai ancora capito, Harry Potter?" chiese Riddle con dolcezza. "E' stata Ginny Weasley ad aprire la Camera dei Segreti. E' stata lei a strangolare i galli e a scrivere i messaggi minacciosi sui muri. Lei ad aizzare il Serpente di Serpeverde contro quattro mezzosangue oltre che contro la gatta di Gazza."
"No!" sussurrò Harry in un soffio.
"E invece sì" riprese Riddle con calma. "Naturalmente all'inizio lei non sapeva quel che stava facendo. Era molto divertente. Quanto vorrei che tu avessi letto le annotazioni che scriveva via via sul diario... Col tempo, sono diventate sempre più interessanti... 'Caro Tom'  recitò fissando il volto inorridito di Harry ' credo di star perdendo la memoria. Mi trovo attaccate ai vestiti penne di gallo e non so come ci siano arrivate. Caro Tom, non mi ricordo quel che ho fatto la notte di Halloween, ma un gatto è stato aggredito e io sono tutta sporca di vernice. Caro Tom, Percy continua a ripetermi che sono pallida e che non sembro più io, penso che sospetti di me... Oggi c'è stata un'altra aggressione, e io non so dove mi trovavo. Tom, che cosa devo fare? Forse sto impazzendo... Credo di essere io quella che aggredisce tutti, Tom!' "
Harry serrò i pugni tanto che le unghie gli affondarono nella carne.
"C'è voluto molto tempo perchè la piccola, stupida Ginny smettesse di fidarsi del suo diario" proseguì Riddle. "Ma alla fine ha cominciato ad avere dei sospetti e ha cercato di disfarsene. Ed ecco dove entri in scena tu, Harry. Tu l'hai trovato, e io sono andato in brodo di giuggiole. Fra tutti quelli che avrebbero potuto venirne in possesso, quello che più desideravo incontrare eri tu..."
"E perchè volevi incontrarmi?" chiese Harry. Si sentiva montare la rabbia, e dovette fare uno sforzo per mantenere ferma la voce.
"Vedi, Ginny mi ha raccontato tutto di te, Harry" disse Riddle. "Tutta la tua affascinante storia". Posò gli occhi sulla cicatrice a forma di saetta e la sua espressione divenne ancor più famelica. "Sapevo di dover scoprire altre cose sul tuo conto, di doverti parlare, incontrarti, se potevo. Per questo ho deciso di mostrarti l'episodio della mia famosa cattura di quel gran sempliciotto di Hagrid: per conquistarmi la tua fiducia".
"Ma Hagrid è amico mio!" disse Harry, e questa volta la voce gli tremò. "E tu l'hai incastrato, non è così? Io credevo che tu avessi commesso un errore, ma..."
Riddle scoppiò ancora una volta in quella sua risata stridula.
"Era la mia parola contro quella di Hagrid. Be', puoi immaginare da te com'è rimasto il vecchio Armando Dippet. Da una parte Tom Riddle, povero in canna ma brillante, orfano ma così coraggioso, Prefetto della scuola, studente modello; dall'altra quel gran pasticcione confusionario di Hagrid, che si metteva nei guai una settimana sì e una no, che tentava di allevare cuccioli di lupi mannari sotto il letto, che sgattaiolava nella foresta proibita per combattere i troll. Ma devo ammettere che persino io sono rimasto sorpreso della riuscita del mio piano. Pensavo che qualcuno si sarebbe reso conto che l'Erede di Serpeverde non poteva assolutamente essere Hagrid. Cerano voluti a me cinque anni ineri per scoprire quel che c'era da sapere sulla Camera dei Segreti e trovarne l'ingresso... figuriamoci se Hagrid poteva avere il cervello o il potere di farlo!"
"Soltanto Silente, l'insegnante di Trasfigurazione, sembrava persuaso dall'innocenza di Hagrid. Convinse Dippet a tenerlo e a istruirlo come guardiacaccia. Sì, credo che Silente avesse indovinato. Silente non mi ha mai apprezzato quanto gli altri insegnarti..."
"Scommetto che Silente ti ha inquadrato subito" disse Harry digrignando i denti.
"Be', certo, dopo l'espulsione di Hagrid non mi ha mai perso d'occhio, e la cosa era molto seccante" disse Riddle  con indifferenza. "Sapevo che riaprire la Camera mentre ero ancora a scuola non era prudente. Ma non avevo certo intenzione di buttare al vento tutti gli anni che avevo passato a cercarla. Decisi allora di lasciare un diario che conservasse tra le sue pagine la memoria di quel che io ero a sedici anni; in questo modo, con un po' di fortuna, sarei riuscito a istruire qualcuno abbastanza per seguire le mie orme e a portare a compimento la nobile opera di Salazar Serpeverde".
"Be', non è il caso che tu canti vittoria" disse Harry con aria di trionfo. "Questa volta non è morto nessuno, neanche il gatto. Fra qualche ora darà pronta la pozione di mandragola e tutti quelli che sono stati pietrificati torneranno normali".
"Forse non ti ho ancora detto" riprese Riddle abbassando la voce, "che non mi interessa più ammazzare i mezzosangue. Da molti mesi a questa parte, il mio nuovo bersaglio sei tu ".
Harry lo fissò, ammutolito.
"Immagina la mia rabbia quando ho scoperto che chi aveva riaperto il diario per scrivermi non eri tu, ma Ginny. Lei te l'ha visto in mano ed è stata presa dal panico. Cosa sarebbe successo se tu avessi scoperto come funzionava e se io ti avessi spiattellato tutti i tuoi segreti? O se - peggio ancora - io ti avessi detto chi era stato a strangola i galli? Così, quella stupida mocciosa ha aspettato che nel tuo dormitorio non ci fosse nessuno e ha trafugato il diario. Ma io sapevo cosa fare. Ormai mi era chiaro che tu eri sulle tracce dell'Erede di Serpeverde. Da tutto quel che Ginny mi aveva detto di te, sapevo che avresti risolto il mistero a ogni costo, specie poi se a essere aggredita fosse stata una delle tue migliori amiche. E Ginny mi aveva detto che a scuola aveva suscitato un grande scalpore il fatto che tu parlassi il Serpentese...
"Perciò, ho convinto Ginny a scrivere un addio sul muro, a venire quaggiù e ad aspettare. Lei ha pianto, si è dimenata, ed è diventata davvero noiosa. Ma in lei non è rimasta più tanta vita: ha messo troppo di sè nel diario, dentro di me. Abbastanza, comunque, da permettermi di abbandonare finalmente quelle pagine. Da quando siamo quaggiù non ho fatto che aspettare il tuo arrivo. Sapevo che saresti venuto. Ho molte domande da farti, Harry Potter."
"Per esempio?" sbottò Harry con i pugni ancora serrati.
"Be'" disse Riddle sorridendo amabilmente, "come è potuto accadere che un neonato senza alcun particolare talento magico sia riuscito a sconfiggere il più grande mago di tutti i tempi? Come hai fatto a cavartela con solo una cicatrice, mentre i poteri di Lord Voldemort sono andati distrutti?"
Nei suoi occhi famelici brillavaora di un sinistro bagliore rossastro.
"Perchè ti interessa tanto sapere come ho fatti a cavarmela?" chiese Harry lntamente. "Voldemort è vissuto dopo di te".
"Voldemort" disse Riddle piano, "è il mio passato, il mio presente e il mio futuro, Harry Potter..."
Tirò fuori dalla tasca la bacchetta magica di Harry e cominciò a rotearla in aria, tracciando tre parole scintillanti:
TOM MARVOLO RIDDLE
Poi la agitò di nuovo, e le lettere del suo nome si disposero in un ordine diverso:
SONO IO LORD VOLDEMORT.

 




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