sabato 18 giugno 2011

Il volto della Umbridge era primo di espressione. Per un attimo, Harry pensò che gli avrebbe urlato contro.

 Invece disse, con la voce più morbida, più dolcemente infantile che riuscì a trovare:"Venga qui, signor Potter, caro"-
Lui calciò via la sedia, oltrepassò Ron e Hermione e raggiunse la cattedra. Sentì il resto della classe trattenere il respiro. Era così arrabbiato che non gli importava di quello che sarebbe successo. La professoressa Umbridge estrasse un piccolo rotolo di pergamena rosa dalla borsetta, lo srotolò sulla cattedra, intinse la piuma in una boccetta di inchiostro e prese a scrivere in fretta, chinandosi in modo che Harry non potesse vedere quello che scriveva. Nessuno parlò. Dopo un minuto la Umbridge arrotolò la pergamena, in tal modo che lui non potesse aprirlo.
"Lo porti alla professoressa McGranitt, caro" disse la professoressa Umbridge, e gli porse il messaggio.
Lui lo prese e usci dall'aula senza fiatare, senza nemmeno voltarsi a guardare Ron e Hermione. Sbattè la porta alle proprie spalle, percosse in fretta il corridoio con il biglietto per la McGranitt stretto in mano, e voltando un angolo cozzò contro Pix il Poltergeist, un ometto con una gran bocca che svolazza sulla schiena a mezz'aria, facendo il giocoliere con parecchi calamai.
"Ma guarda, è Pottino Potter!" chioccò Pix, lasciando cadere due calamai che si frantumarono a terra e schizzarono le pareti di inchiostro; Harry balzò indietro con un ringhio.
"Alla larga, Pix".
"Oooh, Potteruccio fa i capricci! disse Pix; inseguì Harry lungo il corridoio sfrecciando sopra di lui e guardandolo con astio.
"Che c'è questa volta, caro mio amico Potty? Senti delle voci? Hai delle visioni? Parli delle strane..." e diede in una pernacchia gigante, "lingue?".
"Ho detto lasciami in PACE!" urlò Harry, scendendo di corsa lapiù vicina rampa di scale, ma Pix scivolò con la schiena lundo il corrimano.
"In molti son convinti che blateri insensato, alcuni più gentili lo danno per malato, ma Pix lo sa benissimo che Potty è un po' suonato..."
"ZITTO!"
Una porta alla sua sinistra si aprì di colpo e la professoressa McGranitt uscì dal suo ufficio con aria cupa e un po' infastidita.
"Si può sapere perchè diamine urli, Potter?" scattò, mentre Pix gongolava allegramente e sfrecciava via. "Perchè non sei a lezione?"
"Sono stato mandato da lei"
"Mandato? Come sarebbe, mandato?"
Le tese il messaggio della professoressa Umbridge. La professoressa McGranitt lo prese, accigliata, lo aprì con un colpo di bacchetta, lo srotolò e cominciò a leggere. I suoi si spostavano da un lato all'altro del foglio dietro gli occhiali quadrati mentre scorreva le parole della Umbidge, e a ogni riga si stringevano di più.
"Entra, Potter"
Harry la seguì nell'ufficio. La porta si chiuse da sola dietro di lui.
"Allora?" disse la professoressa McGranitt, voltandosi. "E' vero?"
"E' vero che cosa?" chiese Harry, più aggressivo di quanto non volesse. "Professoressa?" aggiunse, nel tentativo di sembrare più educato.
"E' vero che hai urlato contro la professoressa Umbridge?"
"Sì" rispose Harry.
"E le hai dato della bugiarda?"
"Sì"
"Le hai detto che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è tornato?"
"Sì"
La professoressa McGranitt si sedette alla sua scrivania e osservò Harry, accigliata. Poi disse:"Prendi un biscotto, Potter"
"Prendo... che cosa?""Prendi un biscotto" ripetè lei impaziente, indicando una scatola di latta stampata con un disegno scozzese e in cima a una pila di documenti sulla scrivania. "E siediti".
Già in un'altra occasione Harry si era aspettato di essere bacchettato dalla professoressa McGranitt e invece si era visto assegnare alla squadra di Quidditch di Grifndoro. Sprofondò in una sedia di fronte a lei e prese uno Zenzerott, confuso e spiazzato come quella volta.
La professoressa McGranitt posò il biglietto della professoressa Umbridge e guardò Harry con molta serietà.
"Potter, devi stare attento".
Harry inghiotti il boccone fi Zenzerotto e la fissò. Il suo tono di voce non era affatto quello a cui era abituato; non era sbrigativo, asciutto e severo; era basso e ansioso e in qualche modo molto più umano del solito.
"Una cattiva condotta nella classe della professoressa Umbridge potrebbe costarti molto più di qualche punto sottratto alla Casa e un castigo".
"Che cosa...?".
"Potter, usa il bruonsenso" sbottò la professoressa McGranitt, con un brusco ritorno ai soliti modi. "Sai da dove viene, quindi dovresti sapere a chi riferisce".
Suonò la campana che segnalava la fine della lezione. Sopra di loro e tutto attorno risuonavano i movimenti elefantiaci di centinaia di studenti in movimento.
"Qui c'è scritto che ti ha assegnato una punizione per tutte le sere di questa settimana, a partire da domani" disse la professoressa McGranitt, guardando di nuovo il biglietto della Umbridge.
"Tutte le sere della settimana!" ripetè Harry, orripilato. "Ma professoressa, non può...?""No, non posso" rispose la professoressa McGranitt in tono piatto.
"Ma..."
"E' una tua insegnante e ha tutti i diritti di infliggerti punizioni. Andrai nel suo ufficio domani alle cinque per il primo. Ricorda solo questo: stati attendo a Dolores Umbridge".
"Ma ho detto la verità!" esclamò Harry, offeso. "Voldemort è tornato, lei lo sa; il professor Silente sa che è..."
"Per l'amor del cielo, Potter!" inveì la McGranitt raddrizzandosi gli occhiali con rabbia (aveva fatto una smorfia terribile al nome di Voldemort). "Credi davvero che c'entrino la verità o le bugie? Il problema è che devi stare tranquillo e controllarti".
Si alzò, le narici dilatate e la bocca sottilissima, e anche Harry si alzò.
"Prendi un altro biscotto" disse lei in tono irritato, spingendo la scatola verso di lui.
"No, grazie" rispose Harry freddamente.
"Non essere ridicolo".
Lui ne prese uno.
"Grazie" disse controvoglia.
"Non hai sentito il discorso di Dolores Umbridge al bacchetto d'inizio anno, Potter?"
"Sì... ha detto... che il progresso verrà proibito o... bè, voleva dire che... che il Ministero della Magia sta cercando di interferire a Hogwarts"
La professoressa McGranitt lo scrutò per un attimo, poi tirò su col naso, fece un giro della scrivania e gli aprì la porta.
"Bè, sono felice che almeno ascolti Hermione Granger" disse e gli fece un  cenno di uscire dal suo uffico.





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